“DUe – Donne Uomini educazione” è un progetto finalizzato all’educazione alla parità di genere all’interno della scuola..
Il lavoro di ricerca si prefigge i seguenti obiettivi:
- realizzare una “fotografia” del presente, attraverso
- un’indagine conoscitiva di esperienze, criticità e risorse presenti nelle scuole dell’area metropolitana di Milano,
- la realizzazione di un’anagrafica delle realtà (singoli, reti informali, enti del terzo settore, biblioteche centri culturali, PA) operanti in questo campo
- organizzare la documentazione attraverso la raccolta/conservazione/digitalizzazione di articoli, papers, pubblicazioni realizzate negli anni scorsi, e la raccolta/editing/digitalizzazione di testimonianze di singoli e reti informali sulle esperienze svolte
- approntare un centro permanente di documentazione, costituendo un fondo librario, di elaborati scolastici e di supporti multimediali, aperto a tutte le utenze interessate
- censire le risorse finanziarie pubbliche e private (bandi, concorsi, fondi comunitari, donors, et al.) attivabili sul progetto
- documentare le politiche attive poste in essere da tutti i soggetti istituzionalmente preposti a contrastare la discriminazione e la violenza di genere (Dipartimento delle politiche sociali, enti locali, Asl e Ats, uffici scolastici regionali e provinciali)
Il lavoro di produzione si articola come segue:
- l’attivazione di una rete di informazione, confronto e scambio tra gli operatori finalizzata alla messa in comune di necessità e risorse materiali e immateriali (attraverso incontri, e-conference, residenze, archivi digitali)
- la progettazione e la realizzazione di incontri informativi e formativi rivolti a insegnanti, genitori ed educatori
- l’avvio di un tavolo di confronto con le comunità straniere per un dialogo interculturale
- la realizzazione di un hub digitale per la consultazione di testi e video e l’accesso alle risorse presenti sulla rete
- la produzione – e l’ospitalità – di workshop, mostre, spettacoli ed eventi rivolti a un pubblico scolastico e di famiglie.
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L’ambito di riferimento: l’educazione
L’educazione si prefigge il processo di maturazione dell’individuo: si occupa dello “sviluppo umano” nel rispetto del singolo e della comunità di riferimento.
L’istruzione gestisce attraverso la didattica il processo di trasferimento di sapere all’individuo: si occupa del “capitale umano” ossia competenze e capacità.
Nel linguaggio corrente i due termini risultano intercambiabili (equivoco cui contribuisce il termine inglese education che indica istruzione). Ma sono due ambiti distinti anche se è bene che si incrocino e contaminino costantemente.
Noi ci occupiamo di educazione. Ossia di sviluppo equilibrato di sé e di relazioni positive con l’altro: attenzione, rispetto, collaborazione. La dimensione etica della vita.
L’educazione è un campo molto vasto. Noi lo attraversiamo guidati da un traiettoria che punta un orizzonte preciso: la parità di genere.
L’educazione di genere permette di scoprire l’origine sociale, culturale e non biologica/naturale dei ruoli sessuali, il che ha comportato che fino a tempi molto recenti, alle donne siano stati negati i diritti che caratterizzano la cittadinanza.
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L’orizzonte: la parità tra uomo e donna
Proprio sulla base di quel pregiudizio, che considera la donna un essere inferiore, instabile, irrazionale, generatore di conflitti e disgrazie, bisognoso di essere sottoposto alla tutela maschile, molti uomini di tutti i tempi (anche il nostro) si sono sentiti in diritto di esercitare sul genere femminile ogni forma di dominio culturale e psicologico.
Che sfocia anche nella violenza e nel sangue: nel solo 2017 – rapporto Eures – quasi 7 milioni di donne italiane hanno denunciato di aver subito violenza fisica e/o sessuale, e 114 sono state vittime di femminicidio, una ogni tre giorni.
Uno studio dell’Istituto superiore della Sanità riferisce anche che il 17,9% delle bambine fino ai 14 anni che si rivolgono al pronto soccorso, lo fa in seguito a una violenza sessuale.
Citando l’European Institute for Gender Equality: “Educare in ottica di genere vuol dire utilizzare una categoria d’interpretazione che consente di comprendere come l’organizzazione sociale delle relazioni tra i sessi sia una costruzione fondata su stereotipi, per cui si sono stabilite le attività più adatte a uomini e donne in base alla loro presunta “natura” dando vita a ruoli e spesso a gerarchie sessuali all’interno della famiglia e della società.
I partner
2019
DUe è uno dei sette progetti con cui l’associazione di promozione sociale Artepassante ha composto il progetto “Dissemina”.
Alla cooperativa sociale Fosforo è stata assegnata una sede presso la stazione Porta Vittoria del Passante Ferroviario di Milano per avviare il centro di documentazione sulle buone pratiche nell’educazione alla parità di genere.
Il progetto “Dissemina” ha il patrocinio del Comune di Milano e di Regione Lombardia.
2020
Fondazione Cariplo ha inserito “Dissemina”, di cui il progetto Due è parte integrante, tra le iniziative di innovazione culturale urbana meritevoli di contributo.
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A scuola: dove tutto ha inizio
Dai 10/11 anni l’immaginario dei ragazzi è già influenzato da stereotipi di genere che riguardano i rapporti tra uomini e donne, ma non è ancora radicato.
I preadolescenti, che devono strutturare la loro identità sessuale, in mancanza di modelli di riferimento chiari finiscono per aderire a quelli proposti dalla cultura tradizionale, che presenta il vantaggio di offrire schemi e comportamenti ampiamente testati, anche quando prevedono la violenza e la prevaricazione dell’uomo sulla donna.
È nella scuola che s’incontrano i maschi e le femmine provenienti da «altrove», che si incrocia per la prima volta un corpo diverso al di fuori della sfera affettiva di origine. Qui giochiamo una grande scommessa: l’educazione alla differenza.
È nella scuola che si incontrano differenti tradizioni culturali, visioni del mondo e delle relazioni tra sé e l’altro.
L’educazione di genere è l’insieme dei comportamenti, delle azioni e delle attenzioni messo in atto quotidianamente da chi ha responsabilità educative in merito al vissuto di genere, ai ruoli di genere e alle relazioni di genere di giovani e giovanissimi.
Non si tratta tanto di fare educazione sessuale, quanto di abituare le ragazze e i ragazzi a ragionare sulla relazione, sui vissuti, su sentimenti, paure, desideri, pregiudizi.
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A scuola: cosa manca
La scuola è un’istituzione che si dichiara neutra ma che in realtà è strutturata su un simbolico maschile che cancella la differenza e il valore dell’esperienza femminile, sia essa espressione della donna che insegna, sia dell’allieva che apprende.
Non è sempre presente un’esplicita coscienza che i processi educativi e istruttivi connessi allo sviluppo personale sono connaturati al fatto che ogni individuo ha un’appartenenza sessuale, e che crescere significa anche “diventare” un uomo o una donna, i quali assumeranno specifici ruoli nell’ambito lavorativo e familiare.
Molte insegnanti non hanno una consapevolezza storica, sociale e culturale adeguata a inquadrare in modo critico il concetto di differenza e, per timore di utilizzare categorie inadatte ad affrontare la complessità della questione, si astengono.
Lo sguardo indifferente delle educatrici porta inevitabilmente a proiettare sugli alunni e sulle alunne schemi mentali che inducono molte femmine e molti maschi a riproporre atteggiamenti comportamentali, emozionali e cognitivi predefiniti e ad effettuare scelte di indirizzo di studio e di attività lavorativa funzionali alla conferma di una divisione di ruoli tradizionale.
La Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne del 2011 chiedeva agli Stati di introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole: è stata applicata in tutta Europa, eccetto che in Grecia e in Italia.
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A scuola: cosa occorre
Ciò che occorre è:
- promuovere la consapevolezza della centralità del tema della parità di genere nello sviluppo della nostra società, all’interno di ogni agenzia educativa; iniziando dalla scuola
- fornire materiali, risorse, spazio e tempo per formarsi, confrontarsi, innovare
- censire, raccogliere, sistematizzare e rendere consultabili le good practice già esistenti
A oggi non sono mancate le parole, ma le azioni conseguenti, necessarie ad avviare un processo caratterizzato da continuità, accessibilità, organicità.
Gli esempi non mancano: dal progetto POLITE promosso dalla Presidenza della Repubblica, passando per la Rete Educare alle Differenze di Regione Toscana, fino alla recente iniziativa di Regione Piemonte sull’educazione sentimentale in tutti i licei della Regione.
Il MIUR ha emanato delle Linee guida nazionali molto articolate, i sindacati si sono dichiarati parte attiva nelle politiche di parità. Né sull’argomento tacciono diocesi e mass media.
Ma nessuno raccoglie la bandiera e forma un esercito (donne, uomini, armi, vettovaglie) che combatta questa lotta con la costanza e determinazione che le sono necessarie.
DUe parte da qui.